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La vita e la morte

Quante cose sono cambiate in questi anni, quanto dolore è passato nella mia vita e quante altre vite se ne sono andate lasciandomi sola e sfregiata. Anche mio papà mi ha lasciato e questo è un evento che mi ha strappato un altro brandello di cuore, tanto che me ne è rimasto troppo poco adesso. Non basta per amare chiunque pesi più di 10 chili, sono finiti ormai i tempi dell'amore che fa battere il cuore e ti spezza il respiro, sono poco più che un manichino e tra l'altro peso davvero troppo per rientrare nelle categoria di esseri ai quali tengo. 
Però esiste ancora qualcuno che riesce a trasformarmi in carne e sangue, che ancora riesce a far sobbalzare il mio vecchio cuore stanco e a donarmi lacrime di gioia e sorrisi gonfi d'amore: i miei piccoli tesorini pelosi. Non importa di che razza siano perché li amo tutti allo stesso modo, sia che saltino, abbaino, graffino o volino. Tutti, basta che non camminino a due zampe su corpi glabri e rosei perché questa è davvero l'unica razza che odio. Sono anni che praticamente non esco di casa ma nessuno dei miei amici se ne è accorto, ogni anno ho un lutto (incredibile vero? Lo pensavo anche io, invece succede davvero anche questo e vi assicuro che, cazzo, è davvero una cosa difficile da affrontare!) e problemi di soldi e di lavoro, sto sempre male fisicamente e non sono messa benissimo in generale ma sembra che a nessuno importi. Mi chiamano tutti se si tratta di invitarmi a una festa o un apertitivo altrimenti semplicemente spariscono e non mi chiamano più. La me mondana che beveva come un portuale, fumava e faceva festa ogni sera, la me simpatica che conosceva mezza città, quella che piaceva a tutti e veniva invitata a tutte le feste, lei aveva mille e mille amici ma di loro nessuno, nemmeno quelli che chiamava fratelli, e sorelle, le hanno mai chiesto davvero come stava. Il mio primo lutto importante è accaduto tre anni fa e da tre anni ho un groppo in gola e da tre anni vorrei parlare di lui per ore  e in tre anni non ho trovato nessuno che avesse voglia di ascoltare anche solo per pochi minuti. Quando sento il bisogno di parlarne con qualcuno mi metto a scrivere ma non è la stessa cosa. Questo è l'amore? E' questa l'amicizia? Sono sola. Sola e inutile. Come questo blog, che non arriverà da nessuna parte perché, come me, è noioso e diverso da quello che piace alla gente comune. Ancora qui a lamentarmi di quanto sia brutta l'umanità e di quanto siano cattive e stupie le persone. Ancora qui a piangere e a non sapere dove andare perché amo troppo per ammazzarmi ma sono troppo debole per continuare a vivere. Certe persone hanno bisogno di parlare dei loro morti, chi ha perso qualcuno merita di sentir parlare del proprio estinto, di sapere che viene ricordato, perché non tutti voglio dimenticare. Io non voglio, io voglio piangere tutti i giorni per loro e sentirne la mancanza quando li penso perché insieme a quella ho anche la gioia di poter vedere ancora il loro bellissimo volto nella mia mente, di sentirne la voce e magari immaginarne l'odore mentre ripercorro, con la memoria delle dita e degli altri sensi, le curve di loro volti, il calore del loro abbraccio o della loro voce. Aveva già scritto di questo in un post molto sentito ma mai pubblicato e adesso, forse è venuto il tempo di citarlo qui perché ora più che mai rispecchia il modo in cui mi sento: colma di parole che nessuno ha voglia di ascoltare.



21/02/2012
"Vorrei parlare di lui e vorrei piangere liberamente senza sentire il peso dell'imbarazzo altrui. Vorrei parlare di lui senza che le persone mi dicano "non pensarci" e cambino discorso; invece quando mi capita di non riuscire proprio a trattenermi chi è con me di solito fa finta di non accorgersi di nulla e aspetta che mi passi. Non importa se pensarlo e parlarne mi fa scoppiare in pianti disperati: io ho bisogno di ricordarmelo, di tirare fuori tutto il dolore che, in ogni caso, si veda o no, mi accompagna sempre, costantemente, in ogni ogni singolo minuto delle mie giornate e delle mie lunghe notti insonni. Eppure tutti, anche coloro che mi amano di più, non sanno come comportarsi davanti queste mie esternazioni. Mi sgomenta vedere quanto imbarazzo creino i sentimenti forti, le emozioni non celate. Chissà perché essere se stessi è così difficile. Sento la mancanza di qualcuno che mi capisca, che mi capisca veramente, qualcuno che riesca a sentire ciò che provo, ma mi rendo conto che non è possibile. Sapevo di essere diversa dalle altre persone, è il motivo principale per il quale trovo la mia vita così difficile da affrontare: sono una disadattata emozionale, difettosa, esagerata e debole. Ogni giorno il mondo è flagellato da tragedie di ogni tipo e chi ne rimane vittima si tira su le maniche e va avanti, che sia un bimbo o un adulto, ricco, povero, buono o cattivo, chiunque affronta la vita come si dovrebbe fare e tenta di viverla al meglio, io no. Madri che hanno portato in grembo il frutto, spesso agognato e sofferto, di un grande amore e se lo sono visto portare via dalla morte nei modi più terribili, hanno comunque il coraggio di continuare, in un modo o nell'altro, le loro esistenze e io mi riduco così per lui? Chi mai potrebbe capire la mia piccola tragedia? Quale essere umano sano di mente potrebbe mai accettare un'esagerazione simile? Mi sento sola e persa, tutto ciò che ho nella mente adesso è che lui non c'è più, che non rivedrò mai più il suo sguardo né sentirò la sua voce o l'emozione di averlo stretto stretto a me mentre mi guarda con quegli splendidi occhi innamorati. Mai più. Per sempre. Per sempre senza di lui, per sempre. Per sempre è una frase che ha lo stesso effetto di una pugnalata al cuore. Fa male fisicamente, è un dolore al petto che si propaga in un attimo fino sulla testa e me la fa esplodere, sento un senso di nausea e tutto comincia a girare; i battiti si fanno più serrati e il respiro diventa affannoso, arrivo fin sull'orlo dell'ansia prima di riuscire a calmarmi e a respirare. Lo so che è infinitamente stupido ed esagerato ma non ci posso fare nulla, non è una cosa che riesco a controllare, è così e basta. Cosa c'è che non va in me? Cosa c'è che non va in voi?"