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Sono stanca


Una giornata di pioggia e il grigio del cielo è arrivato anche al mio cuore. Ci stava provando da un po' e finora non c'era ancora riuscito ma oggi mi ha impregnato i vestiti e la pelle con il suoi cinerei toni, cancellando ogni traccia di colore dalla mia stanza e dalla mia vita. E' passeggero, lo so, come tutto del resto; ogni cosa è in continua evoluzione e sono consapevole che questo non è altro che un periodo della mia vita, un tempo destinato a finire, svanire, insieme alle sue brutture ma anche a tutto quello che mi aveva scaldato il cuore dopo così tanti inverni passati a sognare. La cosa più difficile da fare, per me, è imparare. Imparare a non aggrapparsi ad un'illusione e restare sempre con i piedi ben piantati per terra perché il primo refolo di vento non rischi di farmi vacillare proprio mentre sono sull'orlo del precipizio. Io sono una sognatrice un po' stupida e troppo spesso lascio che la mia mente insana prenda il sopravvento e distorca in modo folle la realtà, così ogni tanto mi rifugio in un mondo che non esiste ma che mi piace di più di quello tangibile perché c'è caldo e ci sono tante cose belle, perché lì, in quell'universo, mi sento meno sola e sperduta che in qualsiasi altro posto. Vorrei poter restare lì in eterno ma c'è sempre qualcosa che ti riporta brutalmente indietro alla realtà. Qual'è la risposta giusta?  La formula per la pazzia eterna? Perché se sono destinata a farmene nulla, sono stata dotata di cuore e cervello così sviluppati? Perché se il mio destino deve essere così arido, la mia anima  è così assetata di amore? E perché se sono solo un puntino privo di significato nell'immenso mondo circostante, la mia mente è in costante ed inutile sovrapproduzione? 
Mi lamento di continuo lo so, è più forte di me, non ci posso fare nulla; il fatto è che sento che le cose mi stanno sfuggendo di mano ed è proprio come nel proverbio: se provo a stringere il pugno per trattenere la sabbia essa sfugge ancor più velocemente ma se non faccio nulla sono destinata a guardarla impotente mentre scivola via dalle mie dita. Sono confusa e non so mai qual'è a cosa giusta da fare, sbaglio di continuo e sbaglio con la mia vita, è questo il problema, non si tratta di un gioco ma dell'unica vita che ho. Mi piacerebbe tanto pensare che nella mia prossima eviterò gli errori di questa ma, purtroppo o per fortuna, non esiste una seconda occasione e continuare a ripensare "se avessi fatto", "se avessi detto" non serve a nulla se non a rendermi ancora più infelice per le occasioni perdute. Eppure mi guardo intorno e vedo che per gli altri non è così, che la comodità delle piccole cose che si sono conquistati nel corso degli anni basta loro a farli sentire in qualche modo a posto. Noto che la sicurezza e la razionalità vincono sulle ragioni del cuore e che è più facile perdere un sentimento piuttosto che una comoda abitudine. Nessuno è disposto a rischiare un po' di dolore per inseguire un sogno perché le persone non sognano più. Io un sogno ce l'ho ancora e aspetto, con la paura e l'apprensione di chi sente di aver vissuto a metà, che Atropo arrivi a recidere il cordone ombelicale di un'esistenza che ogni giorno mi va sempre più stretta. Sono stanca.

Futuro


"Ho visto una stella all'orizzonte ma,
pessimista io,
mi sono girata dall'altra parte.
Istanti, poco più di niente.
Accolgo il freddo che mi assale e
mi stringo un po' di più la giacca addosso.
Penso alla mia stella e mi domando
se sia ancora lì, dove l'ho lasciata
un attimo prima.
Non ho il coraggio di guardare.
In un mondo fatto di noia e buio cosmico
lei è il mio unico sogno.
Chiudo gli occhi: tremo, penso, piango.
Mi addormento infine,
immersa in un limbo di luci e colori.
Ricordi di un mondo che non esiste più
ma che mi apparterrà per sempre,
rinchiuso in eterno nell'abisso della mia anima."

Leggi, Regole e Morale

Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo
(Johann Wolfgang Goethe)
Ma dove sta scritto che tutto quello che fa parte di leggi, regolamenti o diktat varii debba per forza essere giusto? Se io non ci credessi, se i miei intenti, le mie idee, i miei progetti andassero in un'altra direzione? Chi ha decretato per me come devo vivere la mia vita e chi ha stabilito qual'è la soluzione migliore? Perché non posso essere libera di uccidermi o di vivere come meglio credo e come più amo fare, se la mia indipendenza non si scontra con le esigenze degli altri? E soprattutto chi ha stabilito chi ha torto e chi ha ragione? In questo mondo dove tutto è deciso da pochi, le persone hanno scelto di spegnere il cervello e attivare la smart card su cui qualcuno ha registrato dati e pensieri in loro vece. Voglio liberarmi da questa condizione di "dipendente statale", non perché sono un'idealista ma semplicemente perchè, a quasi quarant'anni, sono stanca di avere sempre qualcuno che definisce per me quello che devo e non devo, posso e non posso. Prima mamma e papà, poi gli insegnanti, il datore di lavoro, gli amici che si sentono come il grillo parlante e ti riempiono la testa di dubbi e incertezze (starò sbagliando? Avrà ragione lui?) ed infine lo stato, le leggi scritte da quei quattro bastardi che tutto hanno a cuore tranne il mio bene. Adesso penso che tocchi a me, vivere la mia vita. Non capisco come facciate voi a non prendervela e a non sentirvi ingabbiati da questa società dalla morale ridicola e dai finti principi. A volte mi sento un alieno e forse lo sono: sono venuta al mondo nel momento sbagliato o nel posto sbagliato. Avrei dovuto nascere in un paese in guerra dove, con un fucile in una mano e un manifesto nell'altra, avrei potuto combattere qualche inutile battaglia idealista, almeno così sarei morta nell'illusione di aver vissuto.

Genesi

Dove vanno a finire i pensieri che mi girano nella testa come un vortice? E tutta quella rabbia che ormai non mi basta più sfogare sulle pagine di un diario che nessuno leggerà mai? Nemmeno questo blog, perso nel mare delle altre migliaia che ogni giorno, simili, nascono in tutto il mondo, probabilmente verrà mai letto da qualcuno ma non importa. Ho bisogno di un modo per far fuoriuscire tutto questo da dentro di me, incanalarlo in una qualche direzione e cristallizzarlo nel tempo, in modo che tutto cominci ad avere un senso e che nulla vada perduto. Sento che il tempo mi sta portando via la solidità delle già scarse convinzioni che ho avuto finora e ho bisogno di ancorare quel poco di senno (o di follia) che mi rimane, a qualcosa di solido e concreto; da qui l'esigenza di far nascere questo blog di sfogo, disorganizzato, anarchico e terribilmente, sinceramente libero. Lo faccio per me e per nessun altro; se poi nel corso del viaggio qualcuno si vorrà unire per dire la sua sarà il benvenuto, immagino, ma questo adesso è poco rilevante.