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La stanza

Buttata in angolo come uno straccio vecchio, eccola lì, la mia anima: stropicciata, sporca, calpestata. Le ombre della notte, aggrappate ai muri della stanza, piantano le unghie nella pietra per non farsi lavare via dal sole mattutino; si insinuano nella mia coscienza e mi trasportano nel loro mondo alla rovescia dove nulla ha senso e tutto pesa. Sollevo lo sguardo per cercare traccia dei miei sentimenti ma la polvere che danza nell'aria mi offusca la vista e io non capisco se quello che tocco è amore o dolore o forse soltanto la proiezione dei miei desideri consumati dal tempo e dalla delusione.  Ne sfugge uno, consunto, stracciato, intravedo al suo interno un amore perduto, penso di aprirlo e ricordarlo ma la sua trama si sfalda tra le mie mani e svanisce nell'aria creando altra polvere. Ritraggo la mano e mi assale un senso di inquietudine.  Sento la gola secca in questa stupida giornata triste mentre la claustrofobia mi toglie il fiato tentando di soffocare anche gli ultimi luccichii di speranza. La mia anima è ancora lì, logora di delusione e sogni disattesi; la guardo con gli occhi di chi non mangia da giorni, la bramo come un amante infuocato desidera la sua musa ma la lascio lì, spaventata all'idea che mi si sciolga tra le dita. La guardo ed è ancora lei, immobile, la vedo chiaramente adesso ma più la osservo e più svanisce nel soffio mortale di quello che tu chiami amore.

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